Per molte persone è di cruciale importanza tenere sotto controllo la pressione arteriosa. Questo perché può esser un valido indice in grado di rivelare la sussistenza di problematiche ben più radicate, e in modo preventivo ed efficace. Quando si parla di pressione arteriosa cruenta, però, a cosa si fa riferimento? Ecco tutto quello che c’è da sapere su questo importante parametro.
Che cos’è la pressione arteriosa cruenta?
Come ben sappiamo, la pressione arteriosa è quella determinata dal cuore, che pulsa per far sì che il sangue raggiunga ogni parte del corpo. Per misurare la pressione esistono diversi metodi: quello invasivo e quello non invasivo. Il secondo caso è quello utilizzato più di frequente e che tutti conosciamo. Consiste nell’applicare un bracciale pneumatico intorno al braccio sinistro che, collegato con un apposito macchinario, permette di determinare il valore della nostra pressione arteriosa.
Nel caso della misurazione della pressione arteriosa cruenta, invece, il metodo utilizzato è più invasivo. Per completare questa misurazione è infatti necessario incannulare un’arteria (solitamente l’arteria radiale, altrimenti quella femorale, mentre quella omerale e ascellare sono scelte raramente) mediante l’utilizzo di un ago cannula. Quest’ultimo è a sua volta collegato con un set a circuito chiuso e un sistema di trasduzione, che trasmettono i dati rilevati a un computer che rivela il valore della pressione.
Quando si usa la misurazione della pressione arteriosa cruenta?
Questo tipo di procedura non è ovviamente diffusa per quanto riguarda i controlli periodici o casalinghi. È infatti riservata principalmente ai pazienti che si trovano in Terapia Intensiva o per i quali comunque la pressione deve essere tenuta sotto stretto controllo e monitoraggio, come può essere nei casi di valutazione dei valori emogasanalitici relativi a insufficienza respiratoria.
I casi più frequenti in cui si rivela utile la misurazione della pressione arteriosa cruenta sono quelli, per esempio, in cui il paziente presenta delle lesioni cutanee o ha subito un forte trauma ed è a rischio di stati ipotensivi gravi. Allo stesso modo, anche per i pazienti che presentano una emodinamica instabile o potenzialmente instabile. In alternativa, a volte è impiegata nel momento in cui deve essere valutato l’effetto di un determinato farmaco sull’organismo del paziente in modo da determinare la terapia più appropriata.
I vantaggi della misurazione della pressione arteriosa cruenta sono diversi. Innanzitutto richiede una minore quantità di sangue. In più può aiutare a ridurre il rischio di lesioni arteriose indotte e può essere impiegata anche in caso di lesioni cutanee o articolari diffuse. Questo metodo permette altresì di limitare la quantità di punture delle arterie ai fini dell’emogasanalisi o di quelle venose finalizzate agli esami di laboratorio, alleviando la tensione e diminuendo il disagio e il fastidio al paziente.
I rischi della misurazione della pressione arteriosa cruenta
Benché, come abbiamo visto, in alcuni casi presenti degli innegabili vantaggi, questo metodo non è immune a rischi e a complicazioni. Per questo motivo è scelto quando necessario e quando non è possibile fare altrimenti. Tra le complicanze più frequenti troviamo alcune lievi, come ematomi, infezioni nel punto dell’inserzione o dolore localizzato, ma anche altre più gravi.
Ne sono un esempio le emorragie da lesione, che possono verificarsi sia durante il posizionamento che a causa di un accidentale dislocamento o dopo la rimozione. In più, si possono riscontrare anche casi di emorragia, vasospasmo, trombosi ed embolia. In alcuni rari casi può addirittura essere erroneamente somministrato un farmaco per via arteriosa.
Per questi motivi è importante che il personale sanitario incaricato del monitoraggio della pressione cruenta sia specializzato ed esperto e soprattutto sia attento e vigile nel prestare attenzione ai primi sintomi.