Piastrine alte nel sangue: cosa significa e sintomi

Essere in possesso di alcune nozioni mediche di base è sicuramente il modo migliore per riuscire ad interpretare eventuali campanelli d’allarme in maniera corretta. Questo non vuol dire lanciarsi in improbabili autodiagnosi e pensare di sostituire un professionista del settore sanitario, ma al contrario, avere una maggiore consapevolezza di quando sia il caso di telefonare al proprio medico curante per fissare subito un appuntamento.

Anche quando si parla di corpo umano e benessere infatti, prevenire è sempre e comunque il modo migliore per contrastare l’insorgere di patologie fastidiose, se non addirittura pericolose. In questa sede si entrerà nel dettaglio di tutti quei fastidi che possono legarsi ad una presenza di piastrine alte nel sangue. Prima di farlo però occorre chiarire in maniera esaustiva cosa siano effettivamente le piastrine e quale sia il loro scopo all’interno del nostro organismo.

A cosa servono le piastrine

Le piastrine sono dei minuscoli frammenti di cellula che sono presenti all’interno del sangue. Sono anche note con il nome di trombociti ed il loro ruolo è quello di intervenire all’interno dei processi di coagulazione di una ferita. Inutile sottolineare quanto l’emostasi, ovvero tutte quelle operazioni che consentono al corpo di arrestare il sanguinamento, abbia un ruolo fondamentale nella salute quotidiana.

Detto questo le piastrine vengono prodotte direttamente dal midollo rosso presente nelle nostre ossa e possono venire considerate degli elementi “usa e getta”: questo vuol dire che nascono per svolgere un compito e dopodiché vengono tendenzialmente distrutte all’interno della milza. In media i valori corretti delle piastrine possono variare da un minimo di 250mila ad un massimo di 500mila per ogni litro di sangue. Qualora si sia al di là di questi limiti si può parlare di piastrinopenia (valori troppo bassi), oppure di trombocitosi, ovvero la presenza di piastrine alte.

Cosa sono le piastrine alte

La trombocitosi, ovvero la presenza di una quantità troppo alta di piastrine all’interno del sangue, può presentarsi in due diverse tipologie. Innanzitutto la trombocitosi primaria, che deriva da una modificazione della cellula staminale emiopoietica. Di solito la trombocitosi primaria è un elemento potenzialmente preoccupante, visto che potrebbe essere generata da situazioni clinicamente gravi quali, ad esempio, la leucemia mieloide cronica o la mielofibrosi, ovvero un  particolare tumore del midollo osseo.

Al contrario la trombocitosi secondaria può essere diretta conseguenza di patologie decisamente meno gravi, quali, ad esempio, emorragie e traumi e/o lesioni ai tessuti. La trombocitosi secondaria può derivare anche dall’uso di farmaci specifici, dall’aumento del livello di adrenalina e dalla presenza di stati infettivi che, in certi casi, potrebbero essere dei campanelli di allarme per tumori ai reni o ai polmoni.

Quali sono i sintomi delle piastrine alte

Purtroppo l’aumento delle piastrine non è sempre semplice da individuare, perché spesso si manifesta senza che il paziente sia in grado di sentire sintomi particolarmente identificabili. Detto ciò esistono comunque degli stati da tenere particolarmente sottocchio, specie nel caso in cui si manifestino contemporaneamente. T

ra i possibili indicatori di piastrine alte troviamo ad esempio l’aumento della pressione, la presenza di pruriti diffusi e, in certi casi, di macchie rossastre sulla pelle. Un altro sintomo di trombocitosi potrebbe essere l’emicrania, specie se associata a vertigini ed episodi di tachicardia.

Chiunque abbia il timore di essere affetto da piastrine alte deve infine prestare particolare attenzione alla presenza di stanchezza reiterata (astenia), alla mancanza di appetito costante (con conseguente perdita di peso) ed alla siderea, ovvero la concentrazione di ferro nel siero. Ultimo, ma non ultimo, è sempre consigliabile fare controllare la concentrazione delle piastrine nel caso in cui si soffra di trombosi, ovvero di occlusione intramuscolare.

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